“The Economy of Francesco” – intervista a Nicola Perazzo

The Economy of Francesco - Perazzo

Abbiamo intervistato Nicola Perazzo, Responsabile Direzione Crediti in PerMicro, che per iniziativa personale ha partecipato all’evento “The Economy of Francesco”, 19-21 novembre 2020.

Si tratta di un incontro rivolto a economisti, imprenditori e promotori di economia sostenibile under 35 di tutto il mondo promosso da papa Francesco. Lo scopo dell’incontro è stato discutere un nuovo modo di intendere l’economia secondo lo spirito di Francesco d’Assisi, ovvero di temi vicini alla cosiddetta economia civile.

Inizialmente previsto per il 26-28 marzo 2020 e quindi rinviato a novembre a causa della pandemia di COVID-19, si è tenuto online dal 19 al 21 novembre dello stesso anno, mentre l’evento in presenza è stato rinviato all’autunno 2021 a causa del perdurare dell’emergenza.

Ci racconti in tre parole la tua esperienza come partecipante a “The Economy of Francesco” (EOF)?

Scegliere tre parole per descrivere un percorso non è semplice perché EOF non è stato un evento bensì la formalizzazione di un percorso che tanti partecipanti stavano e stanno già intraprendendo. PERCORSO è quindi la prima parola con cui posso descrivere EOF. EOF è poi una SCELTA: per chi ha deciso di formalizzare ed organizzare questa esperienza, per chi ha potuto aderirvi e soprattutto per chi ha il desiderio di concretizzare quotidianamente un certo tipo di economia e di vivere il lavoro. La terza parola è SPERANZA. L’economia ha bisogno di speranza oggi più che mai e migliaia di giovani (o “quasi” come il sottoscritto) con tante competenze e professionalità, che si trovano accumunati dal desiderio e da idee su un’economia rinnovata, sono un messaggio molto forte, anche se a tale messaggio non è stata data sufficiente eco.

Quali spunti più innovativi ti sei portato a casa, sul lavoro, nella vita di tutti i giorni?

Il cambiamento passa da questo percorso. Qualsiasi “scorciatoia”, come l’ha definita anche il Papa, non ci aiuterà nel costruire un nuovo modello. Ci sono stati tanti spunti interessanti nati dal confronto nei vari tavoli di lavoro ma tra i concetti più interessanti applicabili credo sia emerso quello della “insistenza”, parola presente anche nel final statement pubblicato. “Insistenza” nel chiedere molto, perché oggi è più che mai necessario farlo, “se chiedessimo di meno, non chiederemmo abbastanza”.

Il Papa parla della necessità di invertire in alcuni capisaldi dell’economia attuale: quali ritieni più urgenti?

Oggi l’economia si basa su due concetti che da anni sembrano intoccabili: crescita (tramite l’aumento dei consumi) e, strettamente collegato ad essa, efficienza volta a massimizzare il profitto. La crescita “a tutti i costi” è ormai evidente sia qualcosa di insostenibile. Pensiamo di poter agire “illimitatamente” ma siamo per natura limitati, come persone e nelle risorse a nostra disposizione.
Nell’economia c’è sempre meno spazio per concetti quali “dono”, “spreco” (soprattutto di tempo) e “comunità”. Non c’è un paradigma economico definitivo o “vincente” ma sono fermamente convinto che qualsiasi esso sia debba passare dalla relazione con le persone, è la relazione che ci fa render conto appunto della nostra limitatezza, del fatto che abbiamo bisogno anche degli altri e del fatto che la relazione debba necessariamente passare per delle “inefficienze”, innanzitutto legate al tempo.
Il dono sembra un concetto applicabile solo al volontariato. Vi è una suddivisione netta tra sfera professionale volta al profitto e mondo del volontariato in cui si può donare tempo. È un cortocircuito.
Se non “sprechiamo” (e doniamo) tempo nel relazionarci difficilmente riusciremo a creare dei modelli economici sostenibili perché sarebbero, da un certo punto di vista, “disumani”.

Da professionista nel settore della Microfinanza, pensi che si possano adottare delle buone pratiche rispetto a quelle già in uso?

La prima cosa che mi viene in mente penso che sia al momento quella più importante: nella microfinanza, proprio perché ha insito il concetto di “micro”, si deve necessariamente “sfatare” il tabù che oggi per operare a livello finanziario e/o nel credito tu debba essere un “big”.
Solo pochi anni fa, a seguito della crisi finanziaria iniziata oltreoceano, si pensava ai soggetti troppo grandi come ad un rischio, un pericolo (tra i vari concetti fu introdotto anche quello del “too big to fail”) e, se pur con scopi differenti, si pensava a voler riformare il sistema finanziario affinché non si generassero nuovamente dinamiche che potessero destabilizzare l’economia mondiale, con conseguente danno per i meno tutelati e più fragili. Oggi (anche) in Europa, il mondo finanziario, è chiamato a fare l’opposto.
La microfinanza, per strumenti, per modelli organizzativi ma anche per attori che ne applicano i principi, può dimostrare e fare qualcosa di diverso. Dal micro passa anche la “cura” della persona e della relazione.

Quali attenzioni che PerMicro ha già in essere, invece esporteresti in altri settori?

PerMicro si fonda sulla relazione. Anche noi vogliamo efficientare ciò che è efficientabile al fine di ridurre i veri “sprechi” di risorse. Non desideriamo però efficientare le relazioni, innanzitutto verso i clienti finali. Il tempo “sprecato” nella relazione con i nostri clienti fa parte del modello stesso di PerMicro. Alcuni elementi non sono quantificabili e possono essere assimilati e diventare know-how aziendale solo tramite la relazione ed il tempo utilizzato per essa.  La relazione va esportata in qualsiasi settore.
PerMicro non ha inoltre mai abbandonato la sua forte focalizzazione per i soggetti più fragili e “non bancabili” e, anche per l’esperienza personale passata in Risk Management, posso dire che sarebbe interessante poter inserire tra i rischi rilevanti per una società che fa credito quella della perdita della propria funzione sociale che è insita in tale attività: dare credito è un processo valutativo ma anche un atto importante di fiducia verso qualcuno.
Più in generale PerMicro, in questo contesto e nella sua funzione sociale, ha saputo mantenere nel tempo la propria mission e l’ha alimentata attraverso l’attività stessa che svolge quotidianamente.  Il mondo finanziario in generale non dovrebbe mai “deviare” da tale funzione sociale.

Infine il tema della sostenibilità: ambientale, umana ed economica. Quale è la strada, se ti sei dato una risposta, da intraprendere per raggiungerla?

Il documento finale dell’evento, anzi di questo “processo” ormai avviato, chiede a nome di tutti i partecipanti che “le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale perché solo ripensando la gestione delle persone dentro le imprese, sarà possibile una sostenibilità globale dell’economia: le persone devono essere al centro. In ogni mission aziendale le persone dovrebbero essere al centro. In EOF eravamo oltre 2.000 a pensarla in questo modo, tutte persone impegnate in campo economico. Un buon inizio!