A PESCARA LA TERZA FILIALE DI “PERMICRO”:
GIA’ FINANZIATI 20 PROGETTI
Un piccolo artigiano che voleva creare un’attività di grafica pubblicitaria, una signora filippina intenzionata ad aprire un ristorante, alcuni giovani immigrati che importano prodotti tipici dal Senegal, un giovane tunisino desideroso di aprire un kebab. Prestiti piccoli a persone che avevano un’idea, ma a cui le banche avrebbero chiuso le porte perché senza garanzie.
«Noi finanziamo i non bancabili, le persone che non ottengono fondi non solo perché non hanno una storia bancaria alle spalle, ma anche perché hanno avuto problemi: immigrati, italiani con storie di disagio, ex detenuti o ex tossicodipendenti, o ex prostitute.
Ma non bancabile, oggi, è considerato anche un giovane precario, così come, per esempio, co-finanziamo anche chi ha avuto fondi pubblici ma insufficienti a realizzare il progetto» spiega Barbara Becchi, responsabile dell’agenzia nata a Pescara in via Nazionale Adriatica Nord 373, la terza nata in Italia con Roma e Cagliari.
«Quello che conta è la sincerità della persona che si rivolge a noi, il suo progetto» chiarisce Becchi, «e che abbia una rete sociale che lo garantisca: visto che non chiediamo garanzie patrimoniali, chiediamo una garanzia “morale”, cioé che la persona possa essere garantita moralmente, sostenuta nel suo percorso da associazioni di volontariato, cooperative, comunità etniche».
A Pescara, il microcredito ha cominciato a muovere i primi passi nel mese di luglio, con il sostegno esterno del Gruppo Maresca, che ha creduto nell’iniziativa della società.
«Abbiamo passato i mesi estivi a lavorare “porta a porta” per incontrare associazioni come la Caritas, comunità etniche, parrocchie, abbiamo fatto “rete” con il settore sociale in modo da raggiungere il nostro mercato potenziale» spiega Becchi. «Questo ci ha portato le prime comunità, senegalesi, pakistani, filippini. Così, a partire da ottobre, abbiamo avuto una cinquantina di contatti e abbiamo avviato 20 finanziamenti, decisamente un buon numero, per l’ottanta per cento richiesti da giovani stranieri».
Fonte: L’Espresso – Il Centro – Maria Rosa Tomasello