Venerdì 1 dicembre alle ore 12.00, PerMicro sarà ospite di BNL al Maker Faire Rome – presso Fiera di Roma: “Piccole storie di successo senza una storia creditizia” – talk con PerMicro.

A intervenire saranno Orazio Zacà, responsabile Area Centro Italia, e Valentina De Masi, loan officer Lazio. Al loro fianco, a raccontare la loro piccola storia di successo ci saranno anche due clienti PerMicro: Emiliano Storace, imprenditore di SMATE, e Martino Ferrario, co-fondatore di CasaSirio Editore.

Maker Faire, giunta quest’anno alla quinta edizione, è tra le più importanti manifestazioni sulle migliori iniziative di business, tecnologia e scienza, per far conoscere ad un vasto pubblico le invenzioni di chi è in grado di realizzare progetti che guardano al futuro.

In due spazi di oltre 100mq, gli specialisti del Gruppo BNP Paribas e delle Confederazioni Artigiane incontreranno “maker”, “startupper” e “web specialist”, per raccontare loro le soluzioni di finanziamento, credito e consulenza finanziaria più innovative. Tra queste: Credit Biz BNL, che permette di richiedere e finalizzare un finanziamento, in maniera digitale, direttamente da smartphone; il Microcredito, grazie alla collaborazione con PerMicro (società leader del mercato, di cui BNL è partner industriale e azionista); il Crowdfunding, anche tramite i social, a favore di progetti e startup, in partnership con Ulule (la piattaforma, partner di BNP Paribas, prima nel settore per percentuale di progetti che raggiungono l’obiettivo del finanziamento).

Guarda qui sotto il video dell’evento!

 

ONLINE il PRIMO RAPPORTO EUROPEO SULLA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE

Scarica la ricerca integrale a cura di: Matteo Cavallito, Emanuele Isonio, Mauro Meggiolaro

PerMicro è menzionata nel primo rapporto europeo sulla finanza etica e sostenibile a cura di Banca Etica: a pag. 84-85 è intervistato Andrea Limone, amministratore delegato, e a pag. 101-102-103 si parla dell’attività delle imprese Manukafashion e Soundreef, da noi finanziate.

La finanza etica è molto diversa da quella speculativa e proprio per questo, permette di conservare o aumentare il valore economico dei propri risparmi nel tempo e di aggiungere all’ultima riga dell’estratto conto una serie di altri valori, come il rispetto per l’ambiente, la lotta contro i cambiamenti climatici, il diritto alla casa, l’inclusione delle persone e delle organizzazioni tradizionalmente escluse dai circuiti finanziari ordinari.

Questo emerge dalla prima ricerca sulla finanza etica e sostenibile in Europa – realizzata dalla Fondazione Finanza Etica – e presentata il 28 novembre a Montecitorio nell’ambito di un seminario che abbiamo organizzato insieme al coordinamento dei soci di riferimento, a un anno dall’approvazione della prima legge che riconosce il valore della finanza etica e sostenibile.

IL PRIMO RAPPORTO EUROPEO SULLA FINANZA ETICA
La somma delle attività di finanza etica e sostenibile in Europa descritte nel rapporto è pari a 715 miliardi di euro: quasi il 5% in rapporto al prodotto interno lordo totale dell’Unione europea (nel sommare i dati i ricercatori hanno tenuto molto strette le maglie per non includere i prodotti finanziari o creditizi che si definiscono “etici” ma sono annacquati dal marketing, perché anche l’etica può essere un argomento per vendere di più). Ecco come sono suddivisi questi 715 miliardi:

  • 39,80 miliardi rappresentano gli attivi delle circa 30 banche etiche e sostenibili europee, che a fine 2016 hanno concesso crediti per un totale di 29,33 miliardi di euro a decine di migliaia di progetti per l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente, la cultura o la cooperazione internazionale. Di queste banche si parla nella prima parte della ricerca, dove si presenta anche un confronto inedito tra la loro redditività e quella delle grandi banche commerciali europee. Il risultato è una vittoria su tutta la linea da parte delle banche etiche. In particolare la ricerca si sofferma sul rapporto prestiti/attivi delle banche (dati 2016), evidenziando come questo sia del 73,42% per le banche sostenibili contro il 38,53% per le cosiddette banche sistemiche o “too big to fail”. E’ una differenza enorme, in pratica le banche etiche e sostenibili erogano il doppio di prestiti a parità di attivo rispetto a quelle di maggiore dimensione. Le banche etiche si confermano anche più solide e resilienti: negli ultimi 10 anni i loro rendimenti sono stati costanti.

 

  • 493 miliardi sono stati invece investiti in fondi socialmente responsabili e quindi in azioni e obbligazioni di imprese quotate in borsa o in titoli di Stato, tutti selezionati in base una serie di criteri di sostenibilità: niente armi, gioco d’azzardo, petrolio, carbone o tabacco. Via libera, invece, per le società e gli Stati “migliori della classe”: che investono nelle energie rinnovabili, adottano sistemi di gestione ambientale certificati e non sono coinvolti in alcun tipo di controversie gravi. Di questi fondi si parla nella seconda parte del rapporto, con particolare attenzione alle definizioni che sono importantissime per riuscire a distinguere chi investe veramente in modo responsabile da chi, invece, vuole solo dipingere normali prodotti finanziari di verde per attrarre nuovi “segmenti di clientela”.

 

  • 2,54 miliardi di euro sono l’ammontare dei microcrediti concessi in Europa. Una cifra piccola rispetto ai crediti delle banche etiche e gli investimenti dei fondi socialmente responsabili ma che rappresenta la somma di centinaia di migliaia di piccoli prestiti che fanno la differenza. Il microcredito, reso famoso dal “banchiere dei poveri”, il bengalese Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006, si è dimostrato valido anche per le esigenze di 750mila europei: prestiti da poche migliaia di euro che hanno permesso l’avvio di attività imprenditoriali di successo o per far fronte a bisogni temporanei di liquidità. C’è chi con quei soldi ha aperto una sartoria che lega Italia ed Africa, chi ha lanciato una start-up diventata milionaria e chi, più modestamente, ha pagato le spese mediche per l’assistenza di un parente. Donne e uomini che non sarebbero mai riusciti a ottenere un finanziamento da una banca tradizionale perché considerati “non bancabili”: disoccupati o con un lavoro precario o poco remunerato oppure giovani con idee innovative ma senza capitali per realizzarle.

 

  • E infine i titoli obbligazionari verdi (green bond), attraverso i quali le imprese e le amministrazioni si indebitano sul mercato per finanziare progetti ambientali, sono esplosi nel biennio 2013-2014 e da allora continuano a crescere. In Europa, secondo l’ultimo dato aggregato dello scorso anno, il valore dei titoli green in circolazione è pari a 178 miliardi di euro. Marginali ma in forte espansione, i social impact bond stanno invece finanziando progetti di welfare per un totale di 273 milioni di euro. Una delle nuove frontiere della finanza etica e sostenibile che viene approfondita nella quarta parte della ricerca, tra molte luci e alcune ombre.

[fonte Banca Etica/Blog]