L’ex direttore operativo di PerMicro, Barnaba Trinca ha pubblicato il recente volume “La via della Microfinanza”.

Milano, 10 marzo 2021 – Un libro che spiega i fondamentali della microfinanza, l’alternativa al sistema di credito tradizionale che concede prestiti ai cosiddetti soggetti “non bancabili”, ovvero che non possono fornire garanzie. Il microcredito copre infatti uno spazio che gli operatori finanziari del mercato trascurano perché sono  sempre meno capaci di interloquire con operatori economici delle fasce deboli, nel Nord e nel Sud del mondo.

“La via della microfinanza” – appena arrivato in libreria – è un compendio completo, utile a tutti coloro che per ragioni culturali, di studio, professionali o imprenditoriali vogliano approfondire le dinamiche del microcredito. Un libro che coniuga teoria e pratica, numeri e testimonianze, e che mette in primo piano il valore etico del credito per la soddisfazione di bisogni essenziali o per creare una propria microimpresa.

Barnaba Trinca, a lungo professionista nel mondo del microcredito, racconta in primis le forme di povertà, disuguaglianza ed esclusione finanziaria che la finanza sostenibile intende contrastare. Ripercorre la storia della microfinanza dalle origini ai giorni nostri, le sue dinamiche e il suo funzionamento. Racconta le differenti modalità con cui si è sviluppata nel tempo, sia nei Paesi più poveri -a partire dalla Grameen Bank- sia in Europa e nel mondo occidentale. Senza trascurare le case history, tratte dall’esperienza di PerMicro.

La microfinanza si rivela, nelle pagine ricchissime di dati, di spunti di riflessione ed esperienze concrete, un efficacissimo strumento di inclusione e di equità, contro le disuguaglianze finanziarie che sovente sono alla base di emarginazione sociale, valorizzando la “leva” della fiducia e delle relazioni come ingrediente fondamentale dei sistemi economici, soprattutto in un periodo di crisi e recessione.

Così chiosa la sua prefazione Nazzareno Gabrielli, Vice Direttore di Banca Etica: “[La Microfinanza deve vincere] la sfida di tenere connesse le due dimensioni di chi agisce all’interno del perimetro della finanza eticamente orientata: generare un valore economico capace di rendere sostenibile l’attività di microcredito senza dipendere da fattori straordinari di tipo filantropico; e la capacità di generare un valore ambientale e sociale attraverso la propria azione”.

Il libro è completato da un’ampia appendice, con la normativa e le istituzioni di interesse, in Europa e in Italia, e da una vasta bibliografia.

“La via della microfinanza. Imprenditrici e imprenditori senza capitale”, di Barnaba Trinca 240 pagine, 15,00 €  ISBN 978-88-6516-393-1

L’autore

Barnaba Trinca è nato a Roma (1957) e si è laureato con lode alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università “La Sapienza”, seguendo il personale interesse per le scienze sociali ed economiche. Ha lavorato presso la Banca Nazionale del Lavoro (Gruppo BNP Paribas), maturando esperienze a livello dirigenziale in molteplici attività del settore del credito e in diverse aree geografiche. La recente esperienza lavorativa quale Direttore Operativo di PerMicro Spa (TO), lo ha avvicinato al mondo del microcredito, potente strumento di inclusione finanziaria e sociale. Vive attualmente a Firenze ove s’interessa di microfinanza, delle innovazioni del mercato finanziario (con particolare interesse per il terzo settore e le reti di mentoring) e di volontariato.

Prefazione

Nazzareno Gabrielli, Vice Direttore di Banca Etica.

Abbiamo intervistato Nicola Perazzo, Responsabile Direzione Crediti in PerMicro, che per iniziativa personale ha partecipato all’evento “The Economy of Francesco”, 19-21 novembre 2020.

Si tratta di un incontro rivolto a economisti, imprenditori e promotori di economia sostenibile under 35 di tutto il mondo promosso da papa Francesco. Lo scopo dell’incontro è stato discutere un nuovo modo di intendere l’economia secondo lo spirito di Francesco d’Assisi, ovvero di temi vicini alla cosiddetta economia civile.

Inizialmente previsto per il 26-28 marzo 2020 e quindi rinviato a novembre a causa della pandemia di COVID-19, si è tenuto online dal 19 al 21 novembre dello stesso anno, mentre l’evento in presenza è stato rinviato all’autunno 2021 a causa del perdurare dell’emergenza.

Ci racconti in tre parole la tua esperienza come partecipante a “The Economy of Francesco” (EOF)?

Scegliere tre parole per descrivere un percorso non è semplice perché EOF non è stato un evento bensì la formalizzazione di un percorso che tanti partecipanti stavano e stanno già intraprendendo. PERCORSO è quindi la prima parola con cui posso descrivere EOF. EOF è poi una SCELTA: per chi ha deciso di formalizzare ed organizzare questa esperienza, per chi ha potuto aderirvi e soprattutto per chi ha il desiderio di concretizzare quotidianamente un certo tipo di economia e di vivere il lavoro. La terza parola è SPERANZA. L’economia ha bisogno di speranza oggi più che mai e migliaia di giovani (o “quasi” come il sottoscritto) con tante competenze e professionalità, che si trovano accumunati dal desiderio e da idee su un’economia rinnovata, sono un messaggio molto forte, anche se a tale messaggio non è stata data sufficiente eco.

Quali spunti più innovativi ti sei portato a casa, sul lavoro, nella vita di tutti i giorni?

Il cambiamento passa da questo percorso. Qualsiasi “scorciatoia”, come l’ha definita anche il Papa, non ci aiuterà nel costruire un nuovo modello. Ci sono stati tanti spunti interessanti nati dal confronto nei vari tavoli di lavoro ma tra i concetti più interessanti applicabili credo sia emerso quello della “insistenza”, parola presente anche nel final statement pubblicato. “Insistenza” nel chiedere molto, perché oggi è più che mai necessario farlo, “se chiedessimo di meno, non chiederemmo abbastanza”.

Il Papa parla della necessità di invertire in alcuni capisaldi dell’economia attuale: quali ritieni più urgenti?

Oggi l’economia si basa su due concetti che da anni sembrano intoccabili: crescita (tramite l’aumento dei consumi) e, strettamente collegato ad essa, efficienza volta a massimizzare il profitto. La crescita “a tutti i costi” è ormai evidente sia qualcosa di insostenibile. Pensiamo di poter agire “illimitatamente” ma siamo per natura limitati, come persone e nelle risorse a nostra disposizione.
Nell’economia c’è sempre meno spazio per concetti quali “dono”, “spreco” (soprattutto di tempo) e “comunità”. Non c’è un paradigma economico definitivo o “vincente” ma sono fermamente convinto che qualsiasi esso sia debba passare dalla relazione con le persone, è la relazione che ci fa render conto appunto della nostra limitatezza, del fatto che abbiamo bisogno anche degli altri e del fatto che la relazione debba necessariamente passare per delle “inefficienze”, innanzitutto legate al tempo.
Il dono sembra un concetto applicabile solo al volontariato. Vi è una suddivisione netta tra sfera professionale volta al profitto e mondo del volontariato in cui si può donare tempo. È un cortocircuito.
Se non “sprechiamo” (e doniamo) tempo nel relazionarci difficilmente riusciremo a creare dei modelli economici sostenibili perché sarebbero, da un certo punto di vista, “disumani”.

Da professionista nel settore della Microfinanza, pensi che si possano adottare delle buone pratiche rispetto a quelle già in uso?

La prima cosa che mi viene in mente penso che sia al momento quella più importante: nella microfinanza, proprio perché ha insito il concetto di “micro”, si deve necessariamente “sfatare” il tabù che oggi per operare a livello finanziario e/o nel credito tu debba essere un “big”.
Solo pochi anni fa, a seguito della crisi finanziaria iniziata oltreoceano, si pensava ai soggetti troppo grandi come ad un rischio, un pericolo (tra i vari concetti fu introdotto anche quello del “too big to fail”) e, se pur con scopi differenti, si pensava a voler riformare il sistema finanziario affinché non si generassero nuovamente dinamiche che potessero destabilizzare l’economia mondiale, con conseguente danno per i meno tutelati e più fragili. Oggi (anche) in Europa, il mondo finanziario, è chiamato a fare l’opposto.
La microfinanza, per strumenti, per modelli organizzativi ma anche per attori che ne applicano i principi, può dimostrare e fare qualcosa di diverso. Dal micro passa anche la “cura” della persona e della relazione.

Quali attenzioni che PerMicro ha già in essere, invece esporteresti in altri settori?

PerMicro si fonda sulla relazione. Anche noi vogliamo efficientare ciò che è efficientabile al fine di ridurre i veri “sprechi” di risorse. Non desideriamo però efficientare le relazioni, innanzitutto verso i clienti finali. Il tempo “sprecato” nella relazione con i nostri clienti fa parte del modello stesso di PerMicro. Alcuni elementi non sono quantificabili e possono essere assimilati e diventare know-how aziendale solo tramite la relazione ed il tempo utilizzato per essa.  La relazione va esportata in qualsiasi settore.
PerMicro non ha inoltre mai abbandonato la sua forte focalizzazione per i soggetti più fragili e “non bancabili” e, anche per l’esperienza personale passata in Risk Management, posso dire che sarebbe interessante poter inserire tra i rischi rilevanti per una società che fa credito quella della perdita della propria funzione sociale che è insita in tale attività: dare credito è un processo valutativo ma anche un atto importante di fiducia verso qualcuno.
Più in generale PerMicro, in questo contesto e nella sua funzione sociale, ha saputo mantenere nel tempo la propria mission e l’ha alimentata attraverso l’attività stessa che svolge quotidianamente.  Il mondo finanziario in generale non dovrebbe mai “deviare” da tale funzione sociale.

Infine il tema della sostenibilità: ambientale, umana ed economica. Quale è la strada, se ti sei dato una risposta, da intraprendere per raggiungerla?

Il documento finale dell’evento, anzi di questo “processo” ormai avviato, chiede a nome di tutti i partecipanti che “le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale perché solo ripensando la gestione delle persone dentro le imprese, sarà possibile una sostenibilità globale dell’economia: le persone devono essere al centro. In ogni mission aziendale le persone dovrebbero essere al centro. In EOF eravamo oltre 2.000 a pensarla in questo modo, tutte persone impegnate in campo economico. Un buon inizio!